lunedì 21 settembre 2009

Corrsica. 12 e 13 settembre

Luoghi nuovi, paese nuovo, avventura nuova. Ieri finalmente siamo partiti alla volta della Corsica, io e la Nà soli. Ci siamo alzati molto prima dell'alba per arrivare a Livorno alle 7:30, pountuali come orologi per il termine ultimo del check in, per poi partire con almeno 20 minuti di ritardo. Dopo aver attraversato il buon vecchio Tirreno, sfiorando Gorgona e Capraia (con annessi giri per il traghetto e nostalgie in sala giochi), siamo arrivati a Bastia. Una città dalle molte facce. Un po' Portovenere, un po' centro storico di Genova con le sue case alte e strette, un po' Rapallo con le sue modernità, un po' Montecarlo con i suoi tunnel. E a Bastia abbiamo avuto anche il primo impatto con l'acqua corsa, limpida persino in porto.
Dopo un rapido panino al CocoVert, accompagnato dall'ovvia Pietra, e un ancor più rapido giro per Bastia abbiamo preso la macchina e siamo partiti per Santa Reparata di Balagna, il nostro campo base, passando per Borgo, Casamozza, Ponte Leccia, Lozari e Ile Rousse.
Quante facce ha la Corsica. La turistica benchè antica Bastia, la carrellata di rotonde e supermercati fino a Casamozza, il nulla dei piccoli paesini nella valle del Golo, le colline e i lontani picchi della N1197 fino a Ostriconi, il mare e le spiagge della csosta nord.
Bagno veloce sulla scogliera dopo una spesa al supermercato e via verso la casetta. Indicazioni alla mano siamo arrivati in cima a S. Reparata dove abbiamo trovato la casa e il primo problema. La Nà ha pensato bene di fare manovra con la Twingo in cima a una discesa di fronte alla casa, a fianco all'entrata del giardino quando si è accorta che non teneva il freno a mano tanto era ripida la salita (e manca poco mi mette sotto per questo). Fortunatamente alla fine della discesa sterrata c'era un cancello e quindi con un paio di manovre da Jeep Wrangler siamo riusciti ad uscirne. Cena a base di pomodoro tonno e insalata, chiacchierata con gli inquilini di sopra e via per un sonno tanto atteso quanto indispensabile, con alle spalle quasi 3 ore di auto per 160 km e 4 ore e mezza di traversata in traghetto
La mattina dopo ci svegliamo all'alba, con il sole che sorge dalla finestra, e possiamo finalmente renderci conto di dove siamo. Santa Reparata è un paesino simile ai nostri paesi di collina. poche case nel verde, due alberghetti di cui uno che fa da ristorante e da bar, un panificio senza tanti fronzoli, una chiesetta e poco altro. Da una parte il mare e dall'altra la brulla campagna corsa e un lago artificiale.
In 10 minuti di macchina tra i campi (e le pelli di cinghiale essiccate al sole) arriviamo alla ben più turistica Isula Rossa. La nostra meta è Asco e il Monte Cinto. Con i Guns nello stereo ce ne andiamo tranquilli sulla strada, continuamente superati da macchine corse. Qui, almeno sulle statali e sulle strade più scorrevoli, il limite spesso è dei 90 km/h, ma loro vanno molto di più, superando con manovre degne di Dominique di Fast & Furious. Dei pazzi! Un'altra particolarità delle strade corse è la segnaletica. Le indicazioni sono bilingue, in francese e in corso, con la scritta in francese spesso cancellata.
Arrivati quasi a Ponte Leccia si gira a destra e ci si infila nella valle dell'Asco. Qui le dolci colline lasciano ben presto il posto alle ripide gole di un canyon e ad una strada strettissima e tortuosa a picco sul precipizio. Di sotto un fiume come quelli che si vedono solo nei poster, costellato di enormi massi tondi di granito rosa e grigio. Anche qui una piccola sorpresa. Venendo in Corsica mi aspettavo di vedere quasi solo pecore e capre, e invece finora ho visto solo mucche. Piccole e magre, con comportamenti da capra: le vedi spesso mangiare rovi arrampicate sui pendii rocciosi, molte libere lungo la strada.
Dopo aver passato il paesino di Asco la strada continua a salire fino ad arrivare agli impianti sciistici del Monte Cinto. Il monte più alto della Corsica, con i suoi 2712 m, è una presenza costante lungo la strada, ma mai ci si rendo conto delle sue reali dimensioni come stando ai suoi piedi. Abbiamo preso il sentiero che porta al monte e alla prima radura ci siamo fermati a mangiare e ad ammirare il panorama. Il monte Cinto è un muro di roccia ripidissima dalle molte guglie. In molti punti c'è ancora neve e rigoli d'acqua scendono costantemente a gonfiare l'Asco. Foto di rito a uno dei pini secolari, caffè al bar (uno dei pochi caffè buoni presi finora in Corsica) e di nuovo sulla via del ritorno, dopo una piccola sosta al fiume, verso Ostriconi.
Ostriconi è assolutamente mozzafiato. Una spiaggia lunghissima, pochissime persone, una sabbia bianchissima, alle spalle le duna, a est il Deserto delle Agriates e a ovest il profilo dell'Isula Rossa, un mare che così azzurro non me lo ricordo se non in cartolina. Provo a immergermi per fare un po' di apnea, mentre la Nà si prende un po' di sole. Apnea qui si fa in orizzontale, visto che la profondità massima che ho visto è 2 metri e mezzo. Ma già a questa profondità qui puoi giocare nientemeno che con le razze! Ebbene sì, in mezzo a banchi di foglie di poseidonie sedimentati sul fondo pascolano tranquilli banchi di mormore e razze poco più grandi della mia mano. Si fanno persino quasi toccare. Il non aver messo di muta non è stata una buona idea e dopo un 20-30 minuti sono già fuori con l'asciugamano indosso.
La sera pasta aglio olio e peperoncino e nanna presto, dopo essermi addormentato a scrivere queso riassunto di due giorni di vacanza.


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